La sfida con Sarri alla Juve. «Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare, quando aveva ancora due anni di contratto. A febbraio andai a pranzo a casa sua in Toscana. Non accennò a chiusure del rapporto, e mi portò in questa situazione di incertezza fino al giorno che precedette l'ultima partita. Con lui sono state stagioni indimenticabili, ma per fare bene nel calcio non basta l'allenatore, sono necessari anche un ottimo regista ed un ottimo produttore. Le scelte che ho fatto mi danno parte del merito, come quando presi Cavani, Mazzarri, Benitez, Higuain. Quando scelsi Sarri tappezzarono la città di striscioni contro di me».
Il rinnovo di Ringhio. «C'è un contratto di un anno e mezzo nel quale è contemplata la via di fuga per entrambi. Ma non abbiamo avuto bisogno di ricorrervi. Se facciamo bene in coppa Italia e in Champions e recuperiamo qualche posizione in campionato, gli do appuntamento a inizio agosto a Capri dove potremmo parlare di un allungamento di tre, quattro stagioni. Tra persone che si stimano i contratti hanno un valore relativo, contano le motivazioni, gli stimoli, ognuno deve essere libero di decidere se proseguire o meno»
«Con Callejòn ci siamo parlati a settembre, ottobre. Gli ho chiarito le nostre intenzioni, devo aver ritoccato il contratto di 100-200mila euro. Il manager non ci ha più fatto sapere nulla. Lui le condizioni le conosce».
Su Fabian Rui e Koulibaly. «Lo spagnolo ha ancora tre anni di contratto, Koulibaly due. Dov’è il problema? Se si presentassero City, United o Psg con 100 milioni ci penserei, ma solo se la loro volontà fosse quella di andarsene. Un’offerta di 60 non la prendo in considerazione perché il club è solido. Se avessi voluto vincere lo scudetto a ogni costo mi ritroverei con 300-400mln di debiti.. e in giro ci sono società a -500, - 600, meno un miliardo. Io e il Napoli invece non dobbiamo un cazzo a nessuno».