Il presidente Aurelio De Laurentiis ha rilasciato un'intervista a RSI, la tv svizzera di lingua italiana.
"Quando arrivai nel mondo del calcio non sapevo nulla, perché da bambino avevo giocato a basket. L'Italia invece è un popolo di "pallonari", in senso positivo. Ho applicato gli insegnamenti del cinema, dove devi essere imprenditore e non prenditore. Io sono sempre stato un vero imprenditore. Però nel calcio non hai mai una visione totale di ciò che può accadere, non c'è una sceneggiatura scritta".
"Potevo entrare nel Napoli nel 1999. Mi presentai con un assegno circolare della BNL da 120 miliardi per Ferlaino, a patto che non ci fossero storture nel bilancio di vecchia data. Però Ferlaino mi fece causa, dicendo che gli avevo rovinato la campagna abbonamenti. Così abbandonai l'idea del calcio per qualche anno. Poi però mi trovavo a Capri e mi dissero che il Napoli era fallito... ero incredulo! Misi in piedi una macchina, avversato da mia moglie e i miei figli: 'Papà, ma che sei matto!' Mi comprai un pezzo di carta, il Napoli era fallito! Non c'era niente, non c'erano né i calciatori né le magliette. Non avevamo nulla. Pian piano ce l'abbiamo fatta e siamo arrivati ad essere un club tra i più importanti al mondo".
I tifosi insaziabili. "Nel cinema non ho mai sentito gli spettatori pretendere sempre di più... mentre nel mondo del calcio quello che fai non basta mai. I tifosi ti chiedono acquisti e altro, tutta gente che spesso fa fantacalcio e di calcio capisce poco. Ci sono 85 milioni di tifosi nel Napoli, 15 milioni negli USA. Allora io sento di essere amato dai più, criticato da quelli che vanno allo stadio ma fra quelli che vanno allo stadio ci sono un 10-15% di ultras che nella maggior parte del caso, sono fuorilegge. Lei ha visto cos'è successo a Milano con Inter e Milan?"
Il retroscena. "Il popolo napoletano mi ha sempre abbracciato. Però le racconto un aneddoto al contrario... ero a Torino e si avvicina una persona con la maglia della Juventus: 'Presidente, mi può mettere una firma? Mi permette una foto?'. Io dissi: 'Ma tu non sei juventino?', lui rispose: 'Sì ma noi un presidente come lei non ce l'abbiamo'. Mi fa piacere, perché vuol dire che rappresento una diversità".

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