Il centrocampista azzurro Fabian Ruiz ha parlato ai microfoni de La Repubblica. «Sono felice di aver scelto Napoli. Mi volevano in tanti, pure in Spagna. Il club azzurro è stato tuttavia il più deciso: si è mosso per primo e ha pagato la mia clausola rescissoria, facendomi sentire desiderato e importante. Ho capito subito che per me era la soluzione ideale. Inoltre la città mi piace: ho appena visitato la città da turista, in crociera. La cucina, il mare e l’entusiasmo dei tifosi mi faranno sentire subito a casa».
Sono in una grande squadra e avrò l’opportunità di giocare in un campionato che sta crescendo. Ho sempre apprezzato la Serie A. CR7 è il migliore al mondo con Messi e ha lasciato il Real per passare alla Juve, non credo ci sia necessità di aggiungere altro».
Su Ancelotti. «Uno dei migliori tecnici del mondo, ha vinto dappertutto e rappresenta di conseguenza anche una garanzia, perché allena solo le squadre top. L’opportunità di lavorare con lui ha rafforzato la mia decisione di venire al Napoli».
Ambientamento: «Mi stanno dando una bella mano i miei connazionali, Albiol e Callejon. È stato duro il rito di iniziazione, quando mi hanno messo in mano un microfono e ho dovuto cantare davanti a tutti Felices los 4, di Maluma, vincendo la mia timidezza. Ma ho trovato un gruppo unito e con tanti campioni, sono certo che lotteremo alla pari con ogni avversario».
Le origini... «Mi chiamavano il Messi di Los Palacios? Ero bassino, veloce, giocavo trequartista e segnavo di sinistro, anche per questo mi diedero quel soprannome. Prima che crescessi di colpo di 30 centimetri in 6 mesi…Mi ispiro a Xavi, il mio modello. Prevalentemente nel Betis ho giocato da mezzala sinistra, ma a centrocampo me la cavo dovunque e non ho un modulo preferito. Mi fa piacere quando mi definiscono un jolly, per un giocatore duttile ci sono più chance di partire tra i titolari».
A Napoli. «Qui c'è tanta concorrenza, soprattutto a centrocampo. Dovrò dare il meglio di me, per essere all’altezza di giocatori come Hamsik, Zielinski, Allan, Diawara».
Sul San Paolo. «Non vedo l’ora, ho visto e sentito alla tv l’urlo dei tifosi del Napoli nelle notti della Champions: impressionante. Per me sarà il debutto tra i grandi d’Europa, ma non avverto le pressioni e non sono cambiato diventando un calciatore professionista. Ero e resto semplicemente Fabián, il nome di battesimo che porterò sulla mia maglia con il numero 8. Lo stesso di Iniesta? Macché, purtroppo il 6 era già di Mario Rui…».