Quando ieri la Lega ha dichiarato con euforia di essere pronta a ripartire il 13 giugno, e che avrebbe accolto tutte le richieste del Governo riguardo al protocollo, vi avevamo avvertito: "
Tutto fatto quindi? Non è mica sicuro. Adesso infatti bisognerà vedere come reagiranno i medici sociali dei club, sui quali il nuovo protocollo fa ricadere una responsabilità molto pesante."
E come volevasi dimostrare, a meno di 24 ore ecco la contro-svolta. Il protocollo d'intesa che consentiva gli allenamenti collettivi dal 18 maggio potrebbe saltare, perché ci sono molte proteste riguardo proprio al ruolo dei medici sportivi. Ma pure quella di molti calciatori e club, che non vogliono (o non possono) garantire un mega-ritiro blindato.
La Lega Serie A ha quindi diramato una nota ufficiale: "Si è svolta questo pomeriggio in video conferenza una riunione tra rappresentanti delle società e medici delle stesse per un'analisi delle indicazioni sulla ripresa degli allenamenti collettivi a partire dal 18 maggio. L'incontro ha avuto come obiettivo quello di trovare soluzioni idonee e praticabili nell'applicazione delle istruzioni ricevute,
con particolare riferimento alla quarantena di gruppo e alla responsabilità dei medici sportivi. Domattina la Lega Serie A, insieme ai vertici della Fmsi e al dott. Nanni, si riunirà con la Figc per individuare insieme un percorso costruttivo di confronto con il Ministro della Salute, con il Ministro per le politiche giovanili e lo Sport, con il Cts,
e giungere a un protocollo condiviso".
Traduciamo: il protocollo voluto dal governo è troppo rigido per essere applicato, la Lega però per fare le cose di fretta aveva promesso di adeguarsi, ma oggi in tanti gli sono andati contro per aver preso impegni col governo senza prima sentire tutti quelli coinvolti. E oggi è dovuto scattare il dietrofront.