Quel che sta accadendo attorno e dentro il Parma è grottesco. Dopo la cessione a Taci e la controcessione nel giro di un mesetto, adesso spunta fuori il nome del nuovo patron, Giampietro Manenti, imprenditore 45enne.
Cosa c'è che non va? Tutto. Perché se i giocatori non sono pagati da otto mesi e il club ha forti pendenze con lo Stato, l'uomo che dovrebbe salvare tutto ha alle spalle situazioni non proprio rosee.
Ha provato a prendere il Brescia nel 2013, salvo poi scoprirsi che i soldi promessi non c'erano. E ieri precisava il CorSera: «Al netto delle sue autocertificazioni roboanti, di Giampietro Manenti rimangono agli atti: una società di diritto sloveno con 7.500 euro di capitale versato che deve ancora presentare il suo primo bilancio; una società in Italia dedicata al giardinaggio forte di un unico collaboratore; un ordine di carcerazione (sospeso) a causa del mancato pagamento di alimenti all'ex moglie e al figlio quindicenne; una denuncia per estorsione (il pestaggio di un insolvente) risalente al 2004 emersa nelle more di un processo per ‘ndrangheta. Qualcuno può considerare questi elementi non sufficienti a mettere in discussione l'onorabilità del personaggio. Certo, la sua credibilità ne esce quanto meno scossa».

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