Alla fine fu Mazzarri ma poteva essere anche Gasperini, soprattutto Gasperini: l’idea c’era, la volontà anche, l’accordo pure. Mancavano solo le firme: non arrivarono mai. Perché il Napoli e Gian Piero Gasperini si sono sfiorati soltanto salvo voi allontanarsi l’un l’altro, ad un passo dal sì definitivo. Era l’estate 2011, erano i giorni caldi dei dubbi di Mazzarri, del tecnico di San Vincenzo indeciso sul da farsi, scettico sul suo futuro, insicuro degli altri ma non di se stesso, già ambizioso, protetto dai “miracoli†azzurri e dalle sirene provenienti altrove, più al nord, ad un passo da Torino, sponda bianconera.
BIVIO. Era l’estate 2011, dicevamo: ed era l’epilogo di una stagione inevitabilmente memorabile, culminata col terzo posto che voleva dire Champions, finalmente. Arrivò ad ottobre di un anno prima, Walter Mazzarri, e sistemò le cose lasciate in disordine da Donadoni. Rianimò un gruppo spento plasmandolo a propria immagine e somiglianza, avvicinandolo gradualmente al concetto di 3-5-2, regalandosi gioie in ogni dove, in qualsiasi momento, soprattutto nei finali di gara, laddove si spegnevano gli altri e si accendeva l’orgoglio del Napoli, mai domo, mai arrendevole nonostante il risultato e i pochi minuti a propria disposizione.
IPOTESI JUVE. Ma era proprio da qui che nascevano i suoi dubbi, dal sorprendente lavoro nel giro di pochi mesi, nella sua incisività e maturità intraviste solo in parte a Reggio Calabria e a Genova, alla Sampdoria, quando riuscì ad imporsi senza tuttavia impressionare particolarmente tanto da restar fermo a fine stagione, prima della chiamata di De Laurentiis. E col patron, sin da subito, fu rapporto schietto e sincero: a volte anche troppo. Ecco perché i silenzi di fine stagione indispettirono il presidente convincendolo a guardare altrove, senza aspettare in eterno il suo allenatore. Che intanto, con discrezione, flirtava con la Juventus prima dell’arrivo di Conte.
PRESCELTO. Fu proprio lui: Gian Piero Gasperini. Una vita al Genoa, gioco piacevole, idee chiare, sintonia coi giovani. Contatti, proposte, accordo in poco tempo: in una stanza si costruiva il futuro e nell’altra Mazzarri ragionava sul suo, di futuro, tra una questione di principio in sospeso e l’opportunità di ripartire in Champions League con lo stesso gruppo che l’aveva conquistata poche settimane prima. Fu (anche) per questo che la sua scelta sposò il buon senso e sfociò nella vincente permanenza: insieme altre tre stagioni, con un’altra Champions conquistata ed uno scudetto appena sfiorato, sfumato in primavera. E Gasperini? “Se la sono cantati e suonata da soliâ€, disse in seguito, prima di approdare all’Inter, mascherando la delusione per un traguardo vicino, ma mai tagliato. Domenica, al San Paolo, sarà ancora avversario.
Fonte: Fabio Tarantino per Il Roma